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Disturbi dell'alimentazione: epidemiologia ed eziopatogenesi


Con il termine incidenza si intende il numero dei nuovi casi di una malattia, in una popolazione definita, in un determinato periodo di tempo.
L’incidenza dell’anoressia nervosa è stimata essere di almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra le donne, mentre è compresa fra 0.02 e 1.4 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra gli uomini.
L’incidenza della bulimia nervosa è stimata essere di almeno 12 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra le donne e di circa 0.8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra gli uomini.
Non ci sono dati attendibili per quanto riguarda l’incidenza del disturbo da alimentazione incontrollata ( binge-eating disorder, BED ).

Con il termine prevalenza puntiforme si intende la percentuale di una popolazione affetta da una malattia in un determinato momento.
La prevalenza puntiforme dell’anoressia nervosa nelle giovani donne è stimata tra lo 0.2% e lo 0.9%, mentre quella della bulimia nervosa è stimata tra lo 0.5% e l’1.8%.

Con il termine prevalenza lifetime si intende la percentuale di una popolazione che sviluppa una determinata malattia nel corso della sua vita.
Nella popolazione generale di età maggiore di 18 anni sono stati stimati tassi di prevalenza life time dello 0.9% per l’anoressia nervosa, dell’1.5% per la bulimia nervosa e del 3.5% per il BED tra le donne, mentre i tassi corrispondenti negli uomini sono stati trovati essere dello 0.3%, dello 0.5% e del 2%.
Nelle donne di età compresa tra i 18 e i 24 anni, i tassi sono molto più elevati: 2.0% per l’anoressia nervosa, 4.5% per la bulimia nervosa e 6.2% per il BED e i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati.

Sesso

Tutti i disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nella popolazione femminile che in quella maschile.
Negli studi condotti su popolazioni cliniche, gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa, il 10-15% dei casi di bulimia nervosa e il 30-40% dei casi di BED.

Gli uomini con disturbi dell’alimentazione non sembrano differire sostanzialmente dalle donne per età di esordio, insoddisfazione per il proprio corpo, metodi di controllo del peso, caratteristiche cliniche ed evolutive.
Tuttavia, sono state osservate anche alcune differenze.

La presenza di sovrappeso e di obesità nella storia clinica sembra essere più frequente negli uomini rispetto alle donne.
Maggiore negli uomini sembra anche essere la frequenza della depressione, dell’abuso di sostanze e dei disturbi di personalità.
Nei maschi le preoccupazioni per il peso e la forma del corpo sono spesso influenzate dall’impegno in attività atletiche. L’attività fisica nel suo complesso è più intensa, mentre il ricorso all’uso improprio di lassativi è meno frequente. Talora si manifesta una vera e propria dipendenza dall’esercizio fisico estremo, che viene definita anoressia atletica.

In alcuni pazienti si osserva, più che una ossessione per la magrezza, una focalizzazione estrema sulla forma e sulle dimensioni della muscolatura.
Una conseguenza di questa focalizzazione può essere l’uso improprio di steroidi anabolizzanti per modellare la forma del corpo.
L’uso a lungo termine di queste sostanze può indurre ipertrofia prostatica, aumento dei livelli di colesterolo nel sangue e depressione.
L’ossessione per l’esercizio fisico e la preoccupazione estrema per le dimensioni della muscolatura sono state anche indicate con il termine di vigoressia.

Età di esordio

Sia nell’anoressia nervosa sia nella bulimia nervosa, la fascia di età in cui l’esordio si manifesta più spesso è quella tra i 15 e i 19 anni.

Alcune osservazioni cliniche recenti hanno segnalato un aumento dei casi a esordio precoce. Questo aumento è in parte spiegato dall’abbassamento dell’età del menarca osservato negli ultimi decenni, ma potrebbe anche essere collegato a una anticipazione dell’età in cui gli adolescenti sono esposti alle pressioni socioculturali alla magrezza, attraverso mezzi di comunicazione come Internet.
Un esordio più precoce può comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico di quei tessuti che nell’adolescenza non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale.

L’età di esordio del disturbo da alimentazione incontrollata si differenzia da quella dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa, essendo distribuita in un ampio intervallo ( dall’infanzia alla terza età ), con un picco nella prima età adulta.

Casi di anoressia nervosa e bulimia nervosa a esordio tardivo non sono infrequenti, anche se ancora poco studiati.

In generale, un’età di esordio tardiva sembra essere associata a un maggiore rischio di cronicità e a una maggiore presenza di disturbi psichiatrici in comorbidità, soprattutto ansia e depressione.

Aspetti socioculturali

Il ruolo di alcuni fattori socioculturali nello sviluppo dell’anoressia nervosa è stato inizialmente suggerito dall’osservazione che il disturbo colpiva prevalentemente le adolescenti appartenenti alle classi sociali più elevate nei Paesi occidentali.

Diversi studi hanno poi suggerito che l’immigrazione e l’acquisizione dei modelli della cultura occidentale possono favorire l’esordio del disturbo: popolazioni orientali immigrate in Inghilterra, Germania o Stati Uniti presentano una prevalenza simile a quella delle popolazioni residenti e inferiore a quella dei Paesi di provenienza.

Mentre studi precedenti al 2002 indicavano una disparità nella prevalenza dei disturbi dell’alimentazione tra i diversi gruppi etnici degli Stati Uniti, e in particolare una maggiore prevalenza tra le bianche non-latine, studi recenti sembrano indicare che la prevalenza è diventata simile nei vari gruppi etnici.

I fattori socioculturali implicati nello sviluppo dei disturbi dell’alimentazione non sono stati ancora identificati con certezza, ma si pensa che un ruolo relativamente importante sia stato svolto dall’ideale di magrezza sviluppatosi negli ultimi 50 anni nei Paesi occidentali.

In uno studio condotto in due campioni di studentesse delle isole Fiji nel 1995 ( qualche settimana prima dell’introduzione della televisione satellitare ) e nel 1998 ( dopo 3 anni di esposizione alla televisione satellitare ), si è riscontrato un aumento della frequenza del vomito autoindotto dallo 0% all’11% e un aumento della percentuale delle ragazze con punteggi all’Eating Attitudes Test ( EAT ) di almeno 20 dal 12.7% al 29.2%.
L’esposizione alla televisione satellitare sembrerebbe aver promosso il valore sociale della magrezza e incoraggiato diete restrittive e la ricerca di un corpo rimodellato come strategia per il progresso sociale ed economico.

L’ideale di magrezza sembra anche diffondersi e rafforzarsi attraverso varie e complesse reti sociali, includenti i pari e la famiglia.
Diversi studi hanno riscontrato un più alto tasso di problemi alimentari e preoccupazioni per il peso e la forma del corpo nelle persone coinvolte in attività sportive nelle quali la magrezza è valutata e incoraggiata, come la danza, il nuoto e la ginnastica.
Il rinforzo dei familiari può essere diretto, attraverso espliciti incoraggiamenti alla dieta o alla perdita di peso, o indiretto, attraverso comportamenti e attitudini modellanti come il seguire delle diete per perdere peso. Tra le ragazze preadolescenti, la pressione familiare a essere magre sembra favorire l’insoddisfazione corporea più della pressione dei media o dei pari. Inoltre, l’imitazione di modelli genitoriali che mostrano comportamenti tipici del disturbo dell’alimentazione ( es. seguire una dieta in modo ferreo ) si associa a un incremento dell’insoddisfazione corporea.
È stato anche osservato che il fatto di essere presi in giro sul peso e la forma del corpo, da parte sia dei familiari sia di persone al di fuori della famiglia, può essere un fattore di rischio specifico per la bulimia nervosa.

Fattori di rischio ed eziopatogenesi

L’anoressia nervosa e la bulimia nervosa sono disturbi nella cui eziologia intervengono vari fattori, sia genetici sia ambientali.
In generale, la maggiore vulnerabilità osservata nei soggetti di sesso femminile in età adolescenziale o giovane adulta sembra indicare che questi disturbi sono associati a difficoltà nelle fasi di passaggio dall’infanzia alla vita adulta, scatenate dai cambiamenti fisici e ormonali che caratterizzano la pubertà.

Vari tipi di studi ( sulle famiglie, sui gemelli, sul DNA ) sono stati condotti per stabilire quanto sia importante la componente genetica nel determinare il rischio di sviluppare questi disturbi.
Questi studi sembrano suggerire che circa il 50% del rischio sia dovuto a fattori genetici.
Le ricerche sui geni implicati in questa vulnerabilità hanno dato finora risultati non-conclusivi.

I fattori ambientali sono molteplici e possono essere suddivisi in precoci e tardivi.

Per fattori ambientali precoci si intendono quei fattori di rischio che interferiscono con le prime fasi del neurosviluppo e con la maturazione e la programmazione dei sistemi di risposta allo stress.
Questi fattori includono le condizioni di vita intrauterina, le complicanze perinatali e le separazioni precoci dalle figure di accudimento.

Per fattori di rischio ambientale tardivi, invece, si intendono gli abusi nell’infanzia, gli stress psicosociali e le relazioni familiari caratterizzate da una forte conflittualità tra i genitori e tra genitori e figli, l’abuso di sostanze psicoattive e l’esposizione a pressioni verso la magrezza da parte di membri del gruppo familiare o dell’area relazionale e affettiva in cui il soggetto vive.

Alcune caratteristiche di personalità possono associarsi a un’aumentata vulnerabilità ai disturbi Epidemiologia, eziopatogenesi e caratteristiche cliniche dei disturbi dell’alimentazione dell’alimentazione. Tra queste il perfezionismo, l’impulsività, la tendenza all’ansia anticipatoria e all’evitamento, il bisogno di controllo sugli altri e sulla propria vita emotiva e l’ossessività.

Dati epidemiologici suggeriscono un nesso tra lo stare frequentemente a dieta e la comparsa di un disturbo dell’alimentazione.
Molti studi hanno trovato che la maggior parte degli individui con disturbi dell’alimentazione riferisce di avere iniziato una dieta prima di acquisire un comportamento alimentare disturbato.
Una indagine promossa in Italia dal Ministero della Salute e dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito del programma Guadagnare salute, ha messo in luce il ruolo dei media nel potenziare gli effetti negativi dell’industria della dieta, che promuove il ricorso indiscriminato a diete fai da te.
Spesso le diete correlate alla successiva comparsa di disturbi dell’alimentazione sono squilibrate nella qualità e quantità dell’apporto di nutrienti e sono caratterizzate dall’esclusione di intere categorie di alimenti o dall’abolizione di pasti quali la prima colazione.
L’eccessivo consumo di snack e dolciumi nei primi 12 anni di vita è un fattore di rischio per lo sviluppo dei disturbi dell’alimentazione, mentre il regolare consumo della prima colazione è stato associato a una minore vulnerabilità all’insorgenza sia dell’anoressia nervosa sia della bulimia nervosa.

La letteratura psicologica ha proposto numerose teorie per spiegare lo sviluppo e il mantenimento dei disturbi dell’alimentazione.
Tra queste, particolarmente influenti sono le teorie cognitivo-comportamentali.

Queste sostengono che i disturbi dell’alimentazione hanno origine da due esigenze fondamentali. La prima è la necessità di avere un controllo estremo su vari aspetti della vita ( es. lavoro, scuola, sport, altri interessi ), che può, in momenti particolari, focalizzarsi sul controllo dell’alimentazione.
La seconda è l’eccessiva importanza attribuita al controllo del peso e della forma del corpo in individui che hanno interiorizzato l’ideale della magrezza.
In entrambi i casi, il risultato è l’adozione di una restrizione dietetica estrema e rigida che, a sua volta, rinforza la necessità del controllo in generale e in particolare del controllo del peso e della forma del corpo.
In seguito si realizzano altri processi che contribuiscono al mantenimento del disturbo dell’alimentazione, come l’isolamento sociale, la comparsa di abbuffate favorite dalla restrizione alimentare, gli effetti negativi delle abbuffate sulla preoccupazione per il peso e la forma del corpo e sul senso di controllo e i sintomi da malnutrizione, che aumentano la necessità di controllare l’alimentazione. ( Xagena2013 )

Fonte: Ministero della Salute - Appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione, 2013

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